Si sa che i fatti della vita spesso non corrispondono a ciò che le cronache consegnano alla storia, e che la storia stessa si forma secondo un racconto in parte vero ed in parte inventato a seconda delle circostanze.
Succede quindi talvolta che alcuni personaggi, che pure ebbero un ruolo determinante nello svolgersi degli avvenimenti, restino esclusi, per qualche motivo, dal racconto dominante, restando nascosti nella memoria di chi li conobbe direttamente e di coloro che ne sentirono parlare, entrando così a far parte di una storia “secondaria e parallela” in cui, in qualche caso, capita di imbattersi.
È dunque dal racconto di una di queste storie che ha origine questo breve articolo, con cui speriamo di interessare tutti coloro che, per qualche motivo, amano la musica ed, in particolare, l’arte del canto.
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Ferruccio Cusinati nacque a Verona, terzo di tre fratelli, il 28 dicembre del 1872.
Suo padre, che fu per quarant’anni segretario comunale a Caldiero, presso Verona, fece in modo che tutti i suoi figli completassero gli studi superiori.
Evidentemente dotato di talento musicale, Ferruccio entrò in Conservatorio a Milano all’età di dieci anni e, raggiunta la soglia dei diciotto, vi si diplomò in direzione d’orchestra.
Nel periodo del soggiorno milanese, il 5 febbraio del 1887, all’età di quattordici anni, fece parte del coro del Teatro alla Scala in occasione della prima rappresentazione dell’ « Otello » verdiano sotto la direzione dello stesso Giuseppe Verdi.
All’età di diciannove anni salì sul podio del Teatro Grande di Brescia per dirigervi « La Gioconda » di Ponchielli.
Divenne quindi direttore della banda musicale di Verona e maestro del coro, sempre a Verona, presso il Teatro Filarmonico.
Durante quel periodo, in autunno, svolgeva attività di direzione musicale presso i Teatri di Desenzano e di Riva del Garda.
Attorno al 1892 compose due opere, dal titolo « La Tradita » e « Medora », una delle quali venne data in prima rappresentazione nella città di Vienna.
Si sposò nel 1905 con Dirce Sartori, dalla quale ebbe due figli: Isolda (nel 1906) ed Alberto (nel 1912).
Nel giugno del 1910 assunse la direzione della Banda di Castagnaro, che fu una delle sue grandi passioni, e la mantenne per quarantaquattro anni, cioè sino al termine della sua vita.
Con la Banda di Castagnaro, piccolo paese in provincia di Verona, ebbe tra l’altro l’occasione di partecipare ad un concorso internazionale per bande, svoltosi a Parigi nel 1912, vincendo il 1° premio nella sua categoria ed aggiudicandosi il premio per la miglior direzione.
Nel 1913, anno in cui ricorreva il primo centenario della nascita di Giuseppe Verdi, ebbe parte importante nell’organizzazione della prima messa in scena dell’ « Aida » all’Arena di Verona, durante la quale diresse i cori, che segnò l’esordio di quel grande teatro all’aperto sulla scena della lirica mondiale. (1)
A partire da quell’episodio Cusinati diresse i cori dell’Arena quasi ininterrottamente fino al 1954, l’anno della sua scomparsa.
Sempre nel 1913, in autunno, fu chiamato a partecipare, come direttore dei cori, all’esecuzione celebrativa tenutasi al Teatro Regio di Parma, della « Messa da Requiem » di Verdi, che veniva diretta, per l’occasione, da Arturo Toscanini.
Nel 1914, a Venezia, prese la cattedra per l’insegnamento di “strumentazione per banda” presso il liceo musicale Benedetto Marcello, e gli venne assegnato l’incarico per la direzione dei cori del Teatro La Fenice.
Durante gli anni del primo conflitto mondiale gli fu proposto di dirigere stabilmente i cori del Teatro alla Scala di Milano, con cui avrebbe dovuto partecipare ad una tourneé già programmata negli Stati Uniti, ma probabilmente a causa dei rischi connessi alla traversata dell’Atlantico, all’epoca minacciata dalla presenza di sottomarini tedeschi, declinò l’offerta e decise di restare a Venezia.
Nel corso degli anni ‘20 fu per una stagione a Parigi, presso il Théàtre des Champs Élysées, impegnato in una collaborazione con i maestri Tullio Serafin ed Antonio Guarnieri.
Sempre con il coro della Fenice ebbe parte quindi nelle celebrazioni per il matrimonio di Giovanna di Savoia e re Boris III di Bulgaria svoltesi ad Assisi il 25 ottobre del 1930.
Nel 1936, ritiratosi dall’insegnamento e dalla direzione del coro della Fenice, Ferruccio Cusinati lasciò Venezia per rientrare a Verona e proseguire lì le altre attività che, in campo musicale, non aveva mai abbandonato.
Data la sua abilità nel riconoscere e consolidare le qualità dei cantanti d’opera fu in quegli anni maestro di diversi giovani artisti, successivamente affermatisi a livello internazionale nel campo della lirica. Fra essi si ricordano i nomi più noti : il soprano Rosanna Carteri, il basso Nicola Rossi-Lemeni e, naturalmente, Maria Callas.
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A proposito della vicenda riguardante la Callas e del fatto che Ferruccio Cusinati divenne suo insegnante e rimase tale per un certo periodo di tempo, va detto che, almeno nelle biografie principali dedicate alla cantante, non se ne parla quasi per nulla.
E questo ci pare particolarmente strano, soprattutto se si considera che la giovane Callas, quando arrivò in Italia nel 1947, all’età di 24 anni, pur essendo dotata di notevoli capacità tecniche maturate negli studi svolti in Grecia, era ancora quasi del tutto inesperta dei principali ruoli che nelle diverse opere avrebbe dovuto in seguito interpretare.
Non vogliamo certamente qui sottovalutare l’importanza della collaborazione sviluppatasi col maestro Tullio Serafin, che viene spesso ricordata dalla stessa Callas, per la messa a punto delle singole parti che ella inizialmente interpretò, pensiamo per esempio alla Gioconda ed al Tristano del ‘47, e che indubbiamente ci fu.
Vogliamo però al contempo sottolineare come furono proprio la grande competenza ed esperienza del Cusinati, presso cui la Callas studiò assiduamente negli anni della sua permanenza a Verona, e verosimilmente la sua capacità di collegare l’arte del canto all’interpretazione dei ruoli d’opera, a destare in Maria quelli che furono i tratti fondamentali delle sue altissime capacità di interprete.
Non è certamente necessario ricordare qui che il formarsi e l’esprimersi di un talento prodigioso, come fu quello della Callas, non può essere dovuto ad un’unica causa e resta, solitamente ed in gran parte, un fatto misterioso.
Ci sentiamo tuttavia di sostenere che la parte avuta da Ferruccio Cusinati nella preparazione di Maria ai ruoli dell’opera lirica fu sicuramente più importante di quanto comunemente, fino ad ora, venga ricordato, e che dia ragione del fatto che la sua esperienza “italiana” sia iniziata passando attraverso un decisivo completamento della sua formazione artistica, di cui Cusinati fu artefice, e che fu necessaria premessa dei suoi successivi successi internazionali.
Riportiamo quindi in chiusura, ed a maggior chiarezza di quanto qui sostenuto, una testimonianza diretta degli anni vissuti a Verona da Maria Callas tratta dal racconto biografico scritto da Giovanni Battista Meneghini, che fu suo marito, e soprattutto suo fondamentale sostenitore dal momento dell’arrivo in Italia fino a tutto il periodo della sua ascesa e definitiva affermazione.
Una testimonianza che ci pare chiarificatrice, anche se curiosamente troppo trascurata dagli addetti ai lavori, lasciando al lettore interessato l’opportunità di formarsi una propria opinione in merito.
« Io non sono musicista, ma me ne intendo. Pochi giorni dopo il nostro incontro mi ero fatto un’idea precisa della voce di Maria, e preparai un piano di lavoro per portare in piena forma la sua voce e sviluppare al massimo le sue qualità. Le dissi : « Tu sei qui per la stagione all’Arena, legata da un contratto col teatro veronese. Quindi, devi fare tutto quello che loro ti chiedono. Contemporaneamente, però, devi studiare con un maestro che ti sceglierò io ».
A Verona c’era un maestro di musica, Ferruccio Cusinati, incaricato della preparazione dei cori delle opere areniane, che io conoscevo bene e stimavo molto. Era un fine intenditore di voci. Gli avevo già affidato altri giovani dei quali intendevo interessarmi e avevo constatato quale perizia e bravura mettesse nell’insegnamento. Pur non essendo apprezzato come meritava, era un professionista di rara preparazione. Gli presentai Maria. Dopo averla ascoltata, mi disse che aveva mezzi vocali veramente notevoli. « È a tua disposizione » gli dissi. « Devi ammorbidirle la voce, renderla duttile, perfezionarla. D’ora in poi verrà a lezione tutti i giorni. Devi cavarne fuori una Gioconda “perfetta”. »
Da quel momento Ferruccio Cusinati diventò il maestro della Callas. Quando non era impegnata nelle prove all’Arena, Maria andava da lui, in via Valverde. Conservo ancora le ricevute delle lezioni che pagai al Cusinati. Anche la “Gioconda”, l’opera con cui Maria doveva debuttare in Arena, gliela feci studiare io, da Cusinati. Elvira De Hidalgo fu la maestra che insegnò a Maria la tecnica del canto, che la “introdusse” cioè nel mondo della musica ; Ferruccio Cusinati fu colui che le insegnò tutte le opere del suo repertorio, la aiutò cioè a creare le sue famose interpretazioni. I giornali e i libri non hanno mai tenuto conto di questo maestro veronese. Il suo nome non è mai comparso nelle biografie di Maria, ma è stato lui il vero maestro della Callas. Maria stessa, in alcuni appunti manoscritti preparati per ribattere a un articolo del « Times », da lei ritenuto pieno di inesattezze, scrisse : « Non è vero che Meneghini abbia pregato il maestro Tullio Serafin di preparare le mie opere e che il maestro me le abbia insegnate ; il mio maestro fu Ferruccio Cusinati ». Tullio Serafin fu il direttore preferito da Maria, ma non il “maestro” che le “insegnava” le opere.
Con Cusinati studiava con entusiasmo e apprendeva con una rapidità eccezionale. Era felice, contenta di lavorare. Aveva capito che la mia assistenza era una cosa seria ed estremamente importante. » (2)
NOTE :
1) « Quando in un tardo pomeriggio d’estate del 1913, quattro amici si ritrovarono seduti al tavolino in un caffé di Piazza Bra, e si chiesero a vicenda come Verona avrebbe potuto degnamente commemorare il centenario della nascita di Giuseppe Verdi, la vecchia Arena era lì a due passi e li guardava muta dai suoi cento occhi, forse ascoltando i loro discorsi, certo ignorando che da questi sarebbe nato il miracolo che diede ad essa una voce : una voce musicale che avrebbe avuto echi in tutto il mondo.
I quattro amici erano : il tenore Giovanni Zenatello, la sua compagna mezzosoprano Maria Gay, il maestro di cori e di bande Ferruccio Cusinati, l’impresario teatrale Ottone Rovato. Tutti veronesi, meno la Gay, nata in Spagna. (…)» in : AA.VV., “1913-1963 Cinquant’anni di melodramma all’Arena di Verona”, A cura dell’Ente Autonomo Spettacolo Lirici all’Arena di Verona, 1963. Pag. 20.
2) In : G.B. Meneghini, “Maria Callas mia moglie”, a cura di Renzo Allegri, ed. Rusconi, Milano, 1981. Pagg. 24-25
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