Quando i contagi cominceranno a declinare in maniera più vistosa, così come è successo in Cina ed in Corea, l’idea che l’epidemia (o pandemia che dir si voglia) possa essere una catastrofe permanente comincerà a sua volta a perdere forza ed a lasciare campo libero a nuovi pensieri.
Fra questi, quelli che avranno più peso dovranno per forza essere quelli indirizzati a ripristinare, il prima possibile, delle condizioni di vita “normali” per tutti noi.
Sorgeranno allora pensieri di tanti tipi, che, anche senza volerlo, ci ritroveremo di fronte quasi senza accorgercene. E ciascuno di loro ci si presenterà mostrandoci, prima ancora del contenuto, certe sue particolari caratteristiche, sulle quali sarà bene richiamare subito la nostra attenzione, per evitare di legarci ad esso senza aver compreso bene quale sia la sua origine e dove, dopo averci convinto, avrebbe intenzione di accompagnarci.
Si potranno così riconoscere, fra questi pensieri, certe analogie, certe affinità che, collegandoli tra loro, ci permetteranno di dividerli in due grandi gruppi, i quali, in una certa maniera, si fronteggeranno, a volte confondendosi, ed a volte tornando a separarsi, rimarcando così di nuovo in modo più netto le differenze che li distinguono.
Il primo dei due gruppi, che sarà composto da pensieri che potremmo definire “istituzionali”, sarà inizialmente dominante, e potrà contare su di una capacità di diffusione molto ampia, basata su una larga disponibilità di mezzi e strumenti già da tempo collaudati ed efficienti.
Il secondo dei due, che invece definiremo “dei pensieri spontanei”, si vedrà piuttosto comparire alla spicciolata, in modo simile a come fanno i fiori di campo in un prato di primavera, in maniera diffusa, e magari facendosi spazio a poco a poco all’interno di gruppi ancora diversi che, per altri motivi, si erano già da prima formati.
I pensieri istituzionali, dei quali dovremo prioritariamente tenere conto, si potranno riconoscere per diverse loro caratteristiche, ma fondamentalmente saranno individuabili come pensieri conservatori.
Proprio come fanno in genere le istituzioni, essi si muoveranno per mantenere uno stato di fatto e non cambiarlo, per ripristinare quindi le condizioni che precedevano l’evento catastrofico che stiamo attraversando e far sì che i ruoli di guida e controllo della società rimangano al loro posto, inalterati.
E per farlo useranno tutti i loro strumenti più adatti a fare in modo che le cose non cambino, a partire dall’appoggiarsi su quei sentimenti che nelle persone giustificano il mantenimento di regole restrittive nella loro vita sociale.
Pensiamo, per fare un esempio, a quei sentimenti che già circolano in questo momento, come la paura di un nuovo contagio oppure la diffidenza verso gli altri, che è cresciuta fino al punto di far nascere il fenomeno della cosiddetta “caccia all’untore”, di manzoniana memoria.
Questi sentimenti, se opportunamente alimentati, sono quelli che renderanno possibile un maggior restringimento delle libertà individuali e collettive oltre ad un rafforzamento del potere costituito nella sua posizione di controllo sempre più centralizzata.
E lo faranno, per esempio, favorendo l’introduzione in campo sanitario di ulteriori obblighi, che potranno diventare nuove vaccinazioni antivirali da estendersi questa volta, indiscriminatamente, a tutte le fasce di età.
Ma vi saranno anche altri tipi di pensieri istituzionali con cui dovremo fare i conti, che sempre puntando al mantenimento della situazione esistente avranno invece, in un certo modo, un ruolo complementare rispetto a quelli che sostengono la necessaria accettazione della rinuncia a molte libertà.
E saranno questi i pensieri che vorranno condurci a desiderare nuovi svaghi, a cercare nuove e vecchie distrazioni, che ci aiutino a dimenticare rapidamente le difficoltà appena attraversate, riproponendoci come modello una versione amplificata di quello stile di vita individualistico e consumista che abbiamo già conosciuto, avendo potuto sperimentarlo a fondo nel corso degli ultimi decenni.
Essi provvederanno a prospettarci le più varie soluzioni per spendere inutilmente i nostri soldi (che se necessario ci saranno garantiti grazie ad opportuni e vantaggiosi prestiti) e di utilizzare i mezzi tecnologici più avanzati per far circolare le più incredibili sciocchezze, per impegnare così futilmente quella piccola parte della giornata che resterà libera dal lavoro, quando questo riprenderà.
Questo sarà lo scenario che i pensieri istituzionali vorranno crearci attorno, inducendoci a desiderare, insieme a maggiori forme di tutela dietro a cui incombono nuovi obblighi e restrizioni, anche un prolungato sonno della coscienza, che disperda il più possibile il ricordo di questo periodo così drammatico che stiamo finendo di attraversare.
Ma perché dovremmo dimenticare così presto tutto quello che è successo e sta ancora succedendo in questi giorni?
Perché mai dovremmo rinunciare a pensare che anche la più piccola parte di una giornata, così come quelle che abbiamo vissute in questo periodo chiusi in casa, non possano essere importanti e preziose per la nostra famiglia, per i nostri figli e per tutti noi?
Certo questi giorni ci hanno anche portato incontro delle sofferenze, e tanti dei nostri cari se ne sono andati, quasi all’improvviso, senza che ci fossa data la possibilità di esser loro accanto fisicamente.
Ma chi ci dice che non se ne sarebbero andati comunque, in circostanze diverse, senza che quella separazione, che poi è anche un nuovo congiungimento, fosse vissuta con la stessa intensità, con la stessa vicinanza di spirito?
E sarà proprio il ricordo di queste situazioni e di queste emozioni, che noi tutti, in modo diverso, abbiamo vissuto e stiamo vivendo, a diventare il terreno da cui nascerà il secondo gruppo di pensieri di cui abbiamo accennato: quello dei pensieri spontanei.
Questi pensieri avranno caratteristiche molto diverse rispetto ai pensieri conservatori, ed avranno una loro intrinseca verità, proprio perché, crescendo ed alimentandosi da una nostra diretta esperienza, potranno diventare per noi più veri.
Saranno pensieri che ci aiuteranno ad immaginare un mondo differente rispetto a quello che eravamo abituati a conoscere, in cui innanzitutto il tempo che vorremo dedicare agli anziani ed ai più deboli tornerà ad avere un grande valore.
Un mondo in cui anche nei momenti che sapremo passare con i nostri cari potremo scoprire occasioni di incontro e vera conoscenza reciproca, sulla quale fondare affetti più duraturi, più profondi, più consapevoli.
Il mondo dei pensieri spontanei sarà più luminoso, come lo è il cielo di questi giorni che tutti abbiamo visto, perché noi ci potremo costruire la possibilità di dimostrare la nostra riconoscenza verso la natura, che non ci ha abbandonato nei momenti più difficili, e che ci ha invece mostrato il suo volto vero, la sua bellezza assoluta, che è sempre presente quando non viene oltraggiata dal desiderio di sfruttare i suoi doni anche a costo di produrne la devastazione.
Sarà un mondo più fraterno, in cui anche le moderne tecnologie (e lo stiamo vedendo) potranno essere umanizzate, e servire a rafforzare la vicinanza tra gli uomini anziché allontanarli uno dall’altro come è avvenuto fin’ora, quando è stato ridotto a gioco inutile quello che potrebbe essere un valido strumento di conoscenza ed aiuto reciproco. Ed in cui anche la ricerca scientifica non si riduca più ad essere un alibi per introdurre nuove forme di controllo ed imposizione, ma faccia in modo di allargare lo sguardo delle discipline terapeutiche verso tutti i campi del sapere, qualora ciò si riveli necessario, contando sul grande cuore che gli operatori sanitari in questi giorni hanno mostrato di avere, in modo che catastrofi come quella che abbiamo appena vissuto non debbano mai più ripetersi.
Quando questi pensieri spontanei inizieranno a crescere ed a diffondersi non avranno bisogno di grandi mezzi di comunicazione per essere amplificati, ma si reggeranno sulle proprie gambe, nutriti da quelle coscienze che avranno saputo vivere e raccogliere le giuste e profonde esperienze da questa emergenza.
Allora essi ci aiuteranno, a ricostruire ciò che sarà da ricostruire, e non a restaurare strutture ormai superate e fatiscenti, legate ad un passato che abbiamo visto appesantirsi fino al punto di rischiare di farcele crollare addosso.
Ci aiuteranno a fabbricare un mondo diverso, così come abbiamo iniziato ad immaginarcelo, che possa riportare l’umanità e la sua crescita al centro dell’attenzione, fino a che ci sarà chiaro che tutte le sofferenze che abbiamo visto, sentito, e che ancora vivremo, non saranno state in vano.
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