Quello che avviene in occasione della nostra nascita, della nostra comparsa sulla terra, resta tuttora per noi esseri umani uno dei più grandi misteri da svelare.
Il fatto di essere stati generati da una particolare coppia di genitori, in un determinato periodo storico, in un certo luogo ; l’entrare a far parte di uno specifico gruppo etnico-sociale, in un certo contesto, affrontando da subito determinati problemi che poi verosimilmente ci accompagneranno per tutta la vita, sono tutti aspetti tra loro collegati che hanno certamente a che fare con un unico progetto, elaborato in una dimensione gerarchicamente superiore alla nostra, di cui pressoché nulla sappiamo.
Un progetto che riguarda la nostra crescita come esseri, e che è destinato ad essere trasformato in realtà sulla scena di un “teatro” fisico-materiale appositamente predisposto per questo.
A tutti questi aspetti esteriori, che in qualche modo determinano l’ambientazione della nostra esperienza terrena va tuttavia affiancato il tema della nostra individualità, che, provenendo in forma di spirito dalla dimensione pre-natale, e trovandosi improvvisamente costretta in una condizione lontana dalla sua intrinseca natura (che è per l’appunto spirituale), si incarna secondo una modalità sua propria, confrontandosi con la necessità di trovare un mezzo adatto cui affidarsi per affrontare in modo adeguato le imminenti burrasche, interiori ed esteriori, che la attendono nella vita.
Si scopre allora che quel mezzo, quel tale strumento con cui attuare l’indispensabile mediazione tra le due dimensioni, materiale e spirituale, compresenti ed antitetiche nell’uomo terrestre, altro non è che una particolare modalità dell’essere che questi assume all’atto della sua incarnazione, e che si manifesta in una sua caratteristica coloritura comportamentale che lo accompagnerà, nei rapporti con sé stesso e con gli altri, nel corso di tutta la vita.
Questi diversi modi di essere, questi caratteristici tratti comportamentali, vengono detti temperamenti, e sono comuni, nelle loro varie declinazioni, a grandi gruppi di esseri umani, indipendentemente dalle loro nazionalità, condizioni sociali e dai rapporti di parentela da cui discendono. (1)
A ciascun temperamento fanno capo determinate caratteristiche riconoscibili : siano queste attitudini, tratti caratteriali, aspetto fisico, modi di reagire alle varie situazioni, che tendono a ripresentarsi allo stesso modo, per quanto si possano declinare nelle loro infinite variabili, reciproci intrecci e impercettibili sfumature.
E di tali caratteristiche è auspicabile, se non addirittura necessario, tener debito conto, sia che si voglia comprendere a fondo la propria condizione animica ed il proprio modo di affrontare la vita, sia che si vogliano coltivare in modo proficuo i rapporti interpersonali, scegliendo volta a volta la modalità più adatta con cui rivolgersi agli altri.
Riguardo al temperamento malinconico, uno tra i più diffusi fra i quattro che si conoscono (2), associata ad una certa attitudine riflessiva riconoscibile nel carattere, si può dire che domini una tristezza di fondo quale tratto distintivo.
Lo sguardo sulla vita del malinconico è quasi sempre velato di pessimismo. Un pessimismo che nasce dalla constatazione chiara delle difficoltà da affrontare accompagnata da un costante sentimento di inadeguatezza, che tende a rendere ai suoi occhi tali difficoltà impossibili da superare.
Il malinconico sente su di sé la gravità del proprio fisico, avvertendone in particolare misura la componente ostacolante. Egli si sente costantemente penalizzato da qualcosa cui sembra impossibile porre rimedio e corre il rischio di abbandonarsi alla negatività del non-fare piùttosto che prendere delle iniziative per fronteggiare e risolvere i problemi che, obbiettivamente, gli vengono incontro.
Compito principale del malinconico, che egli deve assumere per interpretare utilmente e fattivamente l’esperienza terrena, è quindi quello di superare la propria unilateralità stemperandone i difetti con il dare maggior vigore alle proprie attitudini positive, che in effetti non mancano.
Una certa meticolosità e precisione nel prepararsi agli impegni è infatti il suo modo di reagire al senso di inadeguatezza che sempre lo accompagna. Una latente tensione di tipo morale, rivolta al bene, ed il forte sentimento di compassione nei confronti di chi soffre, che nasce dalla consapevolezza di aver affrontato personalmente la sofferenza sperimentandone gli aspetti distruttivi, sono i riferimenti che lo conducono in modo diretto alla capacità di donare gesti di amore incondizionato, attivandone così, con decisione, la crescita spirituale.
Attingendo le forze che gli mancano dagli altri temperamenti, presenti anche se in forma attenuata persino nella sua particolare natura, egli si mette quindi in grado di uscire allo scoperto, puntando con decisione a sostenere la priorità dell’affermazione del bene in terra rispetto a tutti gli altri obbiettivi che si era dato in precedenza, e che divengono finalmente per lui secondari o effimeri.
Divenuto consapevole delle proprie possibilità il malinconico è in grado di trasformare sé stesso, coinvolgendo operativamente tutte le proprie residue componenti negative in una specie di processo di risanamento che ha i caratteri della risurrezione.
Descrizioni efficaci del temperamento malinconico si trovano, se cercati con attenzione, in fiabe e racconti, e fanno parte della letteratura laddove questa riesce ad avvicinarsi ad una descrizione obbiettiva ed utile della realtà.
Riconoscere i tratti del malinconico, o di altri temperamenti, in queste descrizioni può essere di aiuto a muovere concretamente dei passi nella direzione di una maggior consapevolezza di sé e dei propri rapporti con gli altri, che costituiscono prioritariamente il più fertile terreno di crescita per una nuova e rinascente umanità.
Buona lettura.
Viveva un tempo ai margini di un villaggio un anziano pastore cui era rimasto un unico figlio.
Quando fu sul punto di morire il pastore chiamò a sé il figlio e gli disse : « Figlio mio, d’ora in avanti sarai tu a prenderti cura del gregge di pecore, e lo porterai al pascolo ogni giorno. Per aiutarti in ciò ti servirai dell’asino che troverai nella stalla e che porterai sempre con te ».
Così il giovane cominciò ad occuparsi delle pecore e dovette rinunciare alla vita spensierata che aveva condotto fino a quel momento.
Tutti i giorni alla mattina presto doveva spingerle fuori dal recinto ed accompagnarle fino a dove avrebbero trovato da mangiare, ed insieme alle pecore avrebbe portato con sé anche l’asinello, così come gli aveva indicato suo padre.
Il giovane pastore non era soddisfatto della sua nuova vita e spesso si metteva a lamentarsi tra sé del suo strano destino : « Come sono sfortunato, pensava, a dover passare tutte le giornate assieme alle pecore, mentre invece i ragazzi della mia età hanno il tempo per divertirsi e ritrovarsi tra di loro ».
« E poi loro scorrazzano per i campi cavalcando giovani puledri, mentre io devo portarmi sempre appresso questo stupido asino, che tutte le volte, prima di muoversi da dove si trova, ha bisogno di assaggiare il mio bastone ».
Spesso infatti, quando si spostavano, l’asinello rimaneva indietro, sia perché camminava lentamente, sia perché a volte si fermava senza motivo e non c’era quasi mai verso di farlo ripartire.
Un giorno, mentre con le pecore stava attraversando un torrente, il pastore vide l’asinello scivolare su di una pietra bagnata e cadere a terra.
Dato che, come al solito, tardava a risollevarsi, il pastore gli si avvicinò con l’intenzione di rimproverarlo, ma quando fu lì si accorse che l’animale era rimasto incastrato con la zampa sotto ad una pietra più grossa e che da solo non sarebbe certo riuscito a liberarsi facilmente.
Ancora una volta il pastore si lasciò andare allo sconforto. C’era molta strada da fare prima di tornare al villaggio e di lì a poco tempo sarebbe scesa la notte. Non era consigliabile muoversi col buio con il rischio di perdere molte pecore e di andare incontro a pericoli maggiori.
« Ne ho abbastanza, disse tra sé, lascerò qui l’asino e ritornerò al villaggio senza di lui. Tanto per quello che mi è servito fin’ora potrò benissimo farne a meno ».
Ma dopo che ebbe fatto qualche passo pensò che l’asino sarebbe quasi certamente morto di fame, oppure divorato da qualche bestia feroce, ed ebbe compassione di lui.
Legò tra loro alcune pecore e fece in modo di spostare il masso finché l’asinello fu libero di rialzarsi e riprendere il cammino con il gregge fino al villaggio.
Passò del tempo ed una notte, dopo che da diversi giorni aveva nevicato come da tempo non succedeva, il pastore si svegliò sentendo l’asino che ragliava.
A malincuore si alzò dal suo giaciglio, sempre pensando alla sfortuna che non smetteva di perseguitarlo, e decise di andare a vedere cosa stesse succedendo.
Si accorse allora che un branco di lupi, spinto dalla fame, era sceso dalle montagne ed aveva circondato il villaggio.
Tutti gli altri animali erano fuggiti, e soltanto l’asino era rimasto davanti al recinto delle pecore, ragliando e scalciando con le zampe posteriori per impedire ai lupi di entrare.
Il pastore corse a chiamare dei cacciatori che abitavano lì vicino che vennero armati di fucile, misero in fuga i lupi ed il paese fu salvo.
Il giorno seguente venne organizzata una grande festa.
Il pastore venne ringraziato da tutti gli abitanti e venne guardato con ammirazione quando, vestito del suo abito più bello, percorreva le vie del paese in groppa al suo asinello.
NOTE :
1) « Nel vasto campo che sta fra la natura umana generale e quella individuale, ci si presentano molte cose comuni a interi gruppi di individui. Ne fanno parte gli attributi dell’entità umana (…) che vengono definiti di solito temperamenti ». in : Rudolf Steiner, Il segreto dei temperamenti umani, Ed. Antroposofica, Milano, 2011. Pag. 9
2) I quattro temperamenti, cui corrispondono quattro « qualità » cosmiche e formatrici attive fin dalle prime fasi della formazione del nostro sistema solare, sono noti fin dall’antichità e vengono classificati nel modo seguente : il malinconico, l’attivista-collerico, il volubile-sanguinico ed il flemmatico.
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