Guardando a come viene correntemente impostato il piano degli studi per la scuola media, ed all’importanza assegnata tradizionalmente alle discipline teoriche, quali ad esempio l’italiano, la matematica e le lingue straniere, si nota come l’insegnamento delle attività manuali e pratiche nella scuola secondaria occupi, nella maggior parte dei casi, una posizione di secondo piano.
Per conseguenza di ciò, i ragazzi tendono facilmente a vivere l’esperienza di tali discipline come momento ricreativo e di svago piuttosto che di reale impegno, distinguendole in questo modo dal lavoro scolastico propriamente inteso, senza dunque dedicare ad esse, nella maggior parte dei casi, un’adeguata attenzione.
Ma proprio per il fatto che tale situazione sia oggi perdurante, e che il minor “peso” di tali materie nel bilancio del progetto educativo sia dato per scontato, va detto e sottolineato che è proprio per il loro carattere di lavoro pratico e “trasformativo” degli oggetti materiali e di uso comune che tali discipline possono assumere, dal punto di vista formativo, un’importanza per lo meno pari a quella delle altre materie, e condividere con esse i momenti più significativi del percorso didattico rivolto ai giovani nel periodo iniziale dell’adolescenza.
Vediamo qui di seguito di cercar di chiarire il senso di tali affermazioni offrendo con l’occasione alcuni spunti di approfondimento.
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Allargando per prima cosa l’orizzonte dell’osservazione, e cercando di considerare l’essere umano nel suo assieme, ponendo quindi attenzione ai suoi tratti essenziali, si può giungere a riconoscere come questo, nell’arco della sua vita, eserciti la propria attività in tre campi distinti.
Tali campi, che gli sono propri e che lo distinguono dagli altri esseri viventi, sono : quello del pensiero, in cui viene esercitata l’attività intellettuale ed il ragionamento logico, quello del sentimento, in cui è possibile affinare una certa modalità di conoscenza e riconoscere le qualità di ciò che ci circonda, e quello dell’azione, in cui si fa seguire all’intenzione del “fare” un effettivo gesto nella materia, un fatto concreto.
Da un certo punto di vista si può notare come questi tre campi di attività siano tra loro collegati e che il condurre un’esistenza piena richieda che ciascuno di questi venga attraversato e sperimentato compiutamente.
Quando, per fare un esempio, noi dobbiamo svolgere un qualsiasi compito nella vita (cosa che in realtà avviene normalmente senza che noi vi poniamo attenzione) dovremmo innanzitutto pensare a tale compito per capire di che cosa si tratta, poi renderci conto di come realizzarlo adeguatamente, e quindi farlo, mettendo in gioco le risorse fisiche necessarie a questo scopo.
Ed è soltanto completando opportunamente ciascuna di queste tre fasi del lavoro che possiamo ritenere di arrivare ad un risultato che ci soddisfi, accorgendoci poi, in tal caso, che la soddisfazione derivante dal raggiungimento del risultato pratico corrispondente a ciò che ci eravamo proposti all’inizio ripaga ampiamente gli sforzi compiuti durante il lavoro, donandoci nuove energie e altra voglia di fare.
È forse quello appena descritto il primo motivo per cui il condurre e portare a termine con i ragazzi un’esperienza di lavoro pratico si dimostra di grande utilità.
Essa mette infatti alla prova le loro risorse individuali e consente loro di sperimentare direttamente l’importanza di quelle tre principali facoltà dell’uomo cui si è accennato, che operano e si completano vicendevolmente: quelle di ragionamento (che si attuano nel saper scegliere e pianificare un lavoro), quelle di sentimento (che sono attente al compiere quel lavoro in modo buono e giusto), e quelle di volontà (che si esplicano nel richiamare a sé le forze necessarie a compiere un vero e proprio processo di trasformazione della materia).
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Vi sono tuttavia anche altre ragioni, non meno importanti, per cui i lavori di tipo pratico hanno grande importanza nella formazione dei ragazzi dagli 11 ai 14 anni, negli anni cioè in cui essi cominciano ad interrogarsi sul senso della loro presenza e del loro compito da svolgere nella vita terrena.
Il guidare i ragazzi alla conoscenza del legno e dei metodi della sua lavorazione costituisce ad esempio una di queste essenziali esperienze.
Se infatti si sceglie di non ridurre il “corso di falegnameria” al solo apprendimento di una tecnica che porti semplicemente alla realizzazione di manufatti, riuscendo invece a presentare l’argomento nel giusto modo, l’esperienza didattica potrà davvero trasformarsi in un percorso ricco di suggestioni, facendo rivivere le antiche pratiche artigianali non come fatto folcloristico ma come base di partenza per la costruzione di un rinnovato sapere, fino a condurre i ragazzi attraverso il loro lavoro, alla scoperta delle loro origini.
Il lavoro pratico avrà infatti la capacità di rendere attuale, con un esercizio immaginativo rivolto al passato, il percorso compiuto dall’umanità più antica perchè si determinasse un equilibrio nuovo, sempre più raffinato e complesso, nel rapporto che essa cercava di intessere con la natura, che a sua volta la accoglieva e la circondava.
Il lavoro con il legno, a partire dalla sua condizione primordiale (utilzzando cioè direttamente tronchi e rami per produrre manufatti), può infatti descrivere con precisione i passaggi conoscitivi (e quindi operativi) attraverso cui l’uomo delle origini ha compiuto le prime esperienze necessarie per rendere l’ambiente in cui si trovava sempre più adatto alle proprie esigenze di vita.
Tali passaggi, compiuti nell’arco di migliaia di anni, lo hanno quindi condotto, facendosi guidare dalle proprie facoltà interiori, ad ideare e costruire i propri attrezzi esteriori, con cui lavorare sulla materia in modo più efficace e sempre con maggior precisione, distinguendosi in questo dagli altri esseri viventi che ancora agivano nel mondo contando esclusivamente su ciò che la loro conformazione fisica permetteva ad essi di fare.
Si arriva dunque a individuare, con lo svolgere consapevolmente questa attività privilegiandone il senso di scoperta, una lettura implicita, ma molto importante, del grande tema evolutivo che costituisce elemento determinante per arrivare a comprendere il senso della storia e del destino umano.
Si porta alla luce un po’ alla volta come l’uomo si sia trovato ad occupare una posizione di centralità nella storia dello sviluppo terrestre e come, in forza del ruolo assunto, esso sia stato indotto via via a farsi carico di una sempre maggior responsabilità nei confronti di tale sviluppo e del destino di tutti gli esseri.
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Lo studio materico del legno, che diventa indispensabile per poter effettuare con esso le lavorazioni più corrette ed efficaci, accompagna inoltre i ragazzi alla scoperta delle leggi che regolano la vita delle piante ed a riconoscere la ciclicità del loro sviluppo e dei suoi effetti sulla loro crescita.
L’osservazione delle fibre che compongono il legno, pur viste nelle differenze che le distinguono da pianta a pianta, descrivono in modo evidente la direzione e l’intensità delle forze formatrici che entrano in gioco nei processi di crescita.
Le caratteristiche delle piante giovani che si trasformano nella pianta “adulta”, la formazione dei nodi e gli effetti della crescita dei rami, la conformazione ed il ruolo della corteccia, sono tutti elementi che aiutano a comprendere il carattere trasformativo dell’organismo vivente avvicinando i ragazzi alla sua idea essenziale ed archetipica, e liberandoli allo stesso tempo da quelle immagini stereotipate e da quel cupo nozionismo che sono il prodotto residuale di una cultura in decadimento ed ormai priva di vitalità.
Lo studio dei processi di crescita delle piante conduce infine inevitabilmente a riconoscere nel suo attuarsi il grande fenomeno della trasformazione dell’energia del sole, che, attraverso la fotosintesi clorofilliana, rende possibile (anche tramite la formazione e la crescita del legno) ogni forma di vita sulla terra, trasformandosi in luce, calore, ossigeno e materia solida vivente. Il che permette di collegarsi con gli argomenti trattati dalle discipline scientifiche nel corso del terzo anno.
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L’organizzazione del lavoro nelle tre classi della scuola media potrà quindi procedere per “livelli” di approfondimento ed in base alle competenze ed abilità progressivamente acquisite dagli allievi.
A partire dalle esperienze più “primitive”, in cui i ragazzi della prima classe prenderanno contatto con le piante nel loro ambiente naturale, osservandone i cambiamenti stagionali ed i processi di crescita, si passerà al lavoro sui tronchi, e si apprenderà come sezionarli e trasformarli a seconda dei compiti che vengono volta a volta assegnati.
Si riconosceranno le differenze tra pianta e pianta anche in base alla lavorabilità del loro legno ed all’uso che se ne intende fare.
I ragazzi indovineranno sul campo, sperimentandone la diversa efficacia, le idee e le intenzioni che sono staei alla base della creazione degli arnesi da falegname.
E faranno esperienza dello sforzo fisico necessario per effettuare certe lavorazioni apprezzando l’adozione delle tecniche più adatte a ridurre la fatica, pur salvaguardando la qualità del risultato finale.
Inizieranno allora progressivamente a farsi un’opinione dei vantaggi, di tipo prevalentemente quantitativo, offerti dalle moderne macchine elettriche e dei cambiamenti indotti nei metodi di lavorazione dei manufatti dalla tecnologia più recente.
Il percorso didattico potrà quindi proseguire in seconda classe con la sperimentazione degli impieghi utili che possono esser fatti del legno trasformato. La costruzione di piccoli strumenti o di giocattoli mobili potrà costituire a questo punto un interessante collegamento interdisciplinare con i fenomeni meccanici studiati in fisica e la loro applicazione pratica.
Con l’acquisizione di una maggior dimestichezza con le diverse lavorazioni ed un’abilità nell’uso degli attrezzi i ragazzi potranno così, entro la scadenza del terzo anno, coniugare gli aspetti tecnici ed artistici del lavoro, fino ad arrivare ad apprezzare la bellezza dei manufatti propri e di quelli dei compagni.
Si dedicheranno alla realizzazione di forme scultoree anche ricavate in oggetti di uso pratico, come possono essere ad esempio alcuni oggetti dalle forme antropomorfe oppure semplici strumenti musicali.
L’insegnamento della falegnameria potrà dunque configurarsi, nell’arco del triennio ed anche oltre, come attività formativa completa, che abbia l’obbiettivo di portare i ragazzi a riconoscere sperimentalmente l’importanza di un “fare” che diventa contemporaneamente atto creativo ed esperienza conoscitiva.
Conoscitiva del mondo della natura e delle sua sconfinata saggezza e conoscitiva di sé stessi e delle proprie facoltà interiori, che, se giustamente alimentate, divengono per i ragazzi gli strumenti più efficaci da utilizzare nel grande laboratorio della vita adulta.
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