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Le due torri.

Mantenendo la nostra attenzione sulla facciata delle chiese medievali, assieme ad altri elementi decorativi sul cui significato ci siamo soffermati nel capitolo precedente, non è raro notare, soprattutto nelle cattedrali gotiche, la presenza di una coppia di torri, poste in posizione simmetrica rispetto al portale di ingresso. E partendo dal presupposto che è abbastanza difficile ritenere fondata una spiegazione puramente funzionale di questa presenza (descrivendo le torri come campanili o altro), occorre interrogarsi sul significato vero che questa può avere ricollegandosi all’immaginario cristiano dell’epoca in cui queste torri, spesso imponenti, furono costruite.

Autun (F) – Cattedrale di Saint-Lazare – La facciata.

 

E qui, seguendo una visione sostenuta e diffusa dai Templari, ci accorgiamo che vi erano principalmente due figure che, in effetti, giganteggiavano nel panorama in cui l’anima umana, di cui l’edificio della chiesa era una specie di rappresentazione, si apprestava a fare le proprie esperienze, e che costituivano un preciso riferimento per qualsiasi percorso di crescita spirituale.

 

Caen (F) – Chiesa di Saint Etienne – La facciata.

 

Queste due importanti figure erano rispettivamente:  Maria, madre di Cristo, che rappresentava l’Anima Cosciente, già libera da ogni condizionamento e da ogni passione ed in grado di accogliere lo Spirito, e la Maddalena, che rappresentava invece l’anima ordinaria, ancora poco consapevole della propria condizione, ma che, avendo appena conosciuto l’Amore vero (Il Cristo), si stava accingendo ad affrontare il proprio percorso di crescita e purificazione sotto la spinta di questa forza creatrice, per lei nuova e rivoluzionaria.

 

Verona – San Lorenzo – Veduta laterale.

Le torri rappresentavano dunque Maria e la Maddalena. E proprio perché vi era un percorso da compiere, che conduceva ad un nuovo e più elevato stato di coscienza, esse si trovavano accanto all’ingresso, in modo che se ne riconoscesse, fin da subito, il senso e la centralità all’interno del piano evolutivo che aveva cominciato a svolgersi.

 

Segni lungo il percorso.

 

Almenno S.Bartolomeo (BG) – S.Tomé – Capitello – Il corpo fisico (la colonna) e quello eterico (le foglie) sono ancora sottoposti ad un’astrale dominato da passioni (spirali) e forze sessuali – metaboliche (il toro).

Una volta all’interno dell’edificio, l’anima del visitatore doveva, in un certo modo, essere accompagnata a rivivere dentro di sé ed a portare a coscienza le stesse esperienze che essa poteva compiere nella vita reale. Ma ciò doveva avvenire secondo un certo ordine, in modo che, di queste esperienze le si potesse rivelare il senso più profondo.

 

Lo spazio della navata, fino al livello della cornice interna, rappresentava l’ambiente astrale in cui la vita dell’anima propriamente si svolgeva, e le immagini che comparivano sui capitelli avevano il compito di creare una corrispondenza tra le varie fasi di crescita interiore e la struttura stessa dell’edificio della chiesa, che, a sua volta, era costruito in modo da riprodurre la struttura umana più sottile.

Tolosa (F) – Cattedrale di Saint Etienne – Capitello – Erode sedotto dalla danza di Salomé – Una spirale “sorge” dalla testa del re. Per significare: la passione domina i suoi pensieri.

Montiglio (AT) – Pieve di S.Lorenzo – Capitello – Sirene bicaudate e sopra l’Agnello con la Croce – Per significare: le passioni sono in controllo per essere usate positivamente. Il Cristo (l’Amore) è presente perchè tutto funzioni.

Così, ad esempio, il simbolo della spirale, che veniva presentato in molti modi e situazioni differenti, serviva ad evocare una condizione animica ancora schiava delle passioni, rappresentate appunto nel loro carattere essenziale di “percorso” senza via d’uscita.
E così invece, all’opposto, l’immagine della sirena che impugna le sue due code descriveva lo stato di una coscienza (la figura femminile) ormai cresciuta ed in grado di tenere sotto controllo la propria dimensione più istintiva ed animale (le code).

 

Di esempi del genere ne esistono ancora oggi innumerevoli, ed è certo possibile individuare un vero “repertorio” di simboli ed immagini che possono essere riconosciuti nel loro ruolo di linguaggio espressivo rivolto all’anima.

Un linguaggio che si può considerare alla stregua di un testo sacro, presentato però in modo tale da rivelare i propri contenuti senza utilizzare dei concetti ma piuttosto seguendo una via immaginativa e “di sentimento”.

Almenno S.Bartolomeo (BG) – S.Tomé – Capitello – Aquile che “proteggono” una figura umana – Per significare: tranquilli! Qua “regna” lo Spirito.

 

La Madonna col Bambino.

Con le innumerevoli immagini affrescate di Maria che tiene in braccio il Bambino, presenti soprattutto nelle chiese medievali dedicate all’Assunta, si intendeva portare l’attenzione dei fedeli sul significato duplice che queste assumevano nell’immaginario cristiano di quell’epoca.

Nembro (BG) – Santa Maria Assunta in Borgo – Madonna col Bambino.

Se da un lato infatti si intendeva riaffermare il ruolo cosmico di quell’essere Divino-Femminile che aveva reso possibile l’incarnazione di Cristo in terra, assumendosene l’onere e la responsabilità, dall’altro Maria rappresentava l’anima umana, vista nel compimento del proprio destino evolutivo, che faceva nascere e permetteva l’esistenza dello Spirito in noi, rappresentato dal Bambino.

“Non vi è Cristo senza Maria” sembrano affermare queste, spesso meravigliose, immagini che adornano le tante chiese che furono edificate da Catari e da Templari in un’epoca in cui la spiritualità permeava la vita delle persone molto più di ora. Così come non vi può essere crescita dello Spirito-in-noi senza una Coscienza già pronta, in grado di accoglierlo e di guidarlo ad assumere il controllo del nostro vero essere.

Rappresentata avvolta in un mantello celeste, segno del suo stretto legame con il Cielo, e con indosso una veste rossa come fosse “infiammata” da un cuore ardente, Maria era dipinta sulle pareti delle chiese, presentata in varie situazioni, come in molti casi la si può osservare ancora oggi.

Visso (MC) – Madonna di Macereto – Sec. XIV c.a.

È tuttavia noto che originariamente, almeno fino al termine dell’epoca medievale, una statua lignea, o di altro materiale, di una Madonna con Bambino era anche collocata sull’altare, al centro del transetto, in una posizione tale quindi da costituire un riferimento preciso per chi si trovava nella chiesa. Il significato di tale collocazione era da collegarsi all’importanza del traguardo da raggiungere, che avrebbe visto l’anima di ogni cristiano divenire pura al punto di produrre lo Spirito essa stessa, al termine di un processo che si poteva compiere direttamente, senza più il bisogno di istituzioni religiose che se ne facessero promotrici e garanti.

È stato soltanto successivamente che, per sancire una radicale presa di posizione della chiesa dominante (quella di Roma per intenderci), le statue di Maria furono rimosse e sostituite con il crocefisso (che in origine era collocato lateralmente alla navata), con un intento evidente e ben preciso.

L’intento era quello di indicare che il percorso terreno dell’umanità era da considerarsi circoscritto a quanto si poteva sapere della “passione” di Cristo, limitato dunque all’esperienza del dolore, e non piuttosto estendersi al quel lavoro di purificazione e crescita che vedeva le anime umane individualmente protagoniste dell’opera di accoglimento dello Spirito e di reale contatto con il Cielo.

Maestro Abruzzese – Madonna con Bambino in trono – Sec. XIII

 

La Mandorla ed il Cristo Creatore.

È soltanto al termine del percorso, quando si giunge al cospetto dell’abside della chiesa e del soprastante “catino”, che si può cogliere il senso del percorso stesso ed, in generale, del destino dell’umanità.
Il Cristianesimo è infatti, nel suo significato più profondo, un culto di tipo solare. Ed è tale anche nel riconoscere il disco del Sole quale manifestazione di quell’Essere Divino da cui si è originata la nostra realtà.

Tahull (ES) – San Clemente – Navata centrale.

L’orientamento stesso dell’edificio della chiesa veniva in origine determinato considerando appunto la posizione del Sole nelle varie stagioni e nei diversi momenti della giornata, disponendo generalmente l’asse della navata parallelamente alla direzione Est-Ovest.
E le finestre aperte nell’abside, che di solito veniva posizionato ad Est, erano disposte in modo da annunciare il sorgere del Sole durante il solstizio di inverno, cioè in prossimità del Natale.

Il Cristo Creatore veniva quindi rappresentato proprio sopra l’abside, all’interno della Mandorla Mistica o Vescica Piscis, ed era riconoscibile per la presenza della croce rossa in campo bianco posta nell’aureola dietro al capo.

La Mandorla, importante archetipo dell’esoterismo cristiano, è il “mezzo” attraverso il quale l’immagine di Cristo può presentarsi a noi. Essa nasce dall’incontro e dalla parziale sovrapposizione di due cerchi, che rappresentano ciascuno una distinta dimensione cosmica.
Se quindi si considera soltanto quella parte di superficie in comune tra i due cerchi appare l’immagine di una mandorla, che rappresenta appunto, per conseguenza, una “porta” dimensionale, un varco tra le dimensioni attraverso il quale possono comparire esseri che, in condizioni “normali”, non sarebbero visibili.

Tahull (ES) – San Clemente – Gli absidi.

La presenza del Cristo Creatore in quella particolare posizione nello spazio della chiesa delineava innanzitutto il più diretto obbiettivo del “lavoro” di crescita umana, che era quello di diventare “creatori” di qualcosa di buono nel corso della propria vita.
Ma serviva anche a ricordare a coloro che visitavano quel luogo, e partecipavano ai riti che vi si svolgevano, di essere essi stessi figli del Cielo.

Serviva loro a riconoscere la “solarità” del proprio vero Essere, creato con la stessa sostanza del Cristo-Sole che vedevano lì davanti e di cui avrebbero potuto condividere il percorso di resurrezione e di vittoria sulla morte.
Ed una volta saputo tutto ciò, essi sarebbero stati in grado di andare incontro al proprio destino di “Dei in crescita”, così come era stato prefigurato nel Vangelo di Giovanni (2), per poi trasformarlo, divenendo espressione di Amore vero verso il mondo, in una reale esperienza.

Barcellona (ES) – Museo Nazionale d’Arte della Catalogna – Abside di San Clemente di Tahull – 1123 c.a.

 

(Fine quinta ed ultima parte)

 

NOTE:

  1. I contenuti di questo articolo provengono in massima parte da quanto trasmesso da Fausto Carotenuto, studioso e ricercatore dello spirito, nel corso di alcune conferenze pubbliche tenutesi di recente.
    Personalmente, avendo trovato di estremo interesse tali contenuti, soprattutto se confrontati con le mie precedenti esperienze nel campo dell’architettura, ho cercato di riassumere e dar forma scritta a quanto ascoltato nelle varie occasioni, unendo al testo alcune immagini ad esso collegate per maggior chiarimento di quanto presentato.
  2. Gv. 10,34
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