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Se solo ci fermassimo a pensare, interrompendo per un attimo il frenetico rincorrersi degli impegni che si sono accumulati in questi ultimi giorni e che attendono di essere affrontati prima dell’inizio delle vacanze, ci accorgeremmo di come ciò che sta accadendo, e che ogni anno accade in questo periodo, sia in gran parte privo di senso.

Se solo tornassimo ad osservare la natura, ed a cogliere i suoi ritmi, sia giornalieri che stagionali, vedremmo chiaramente come tutto, al contrario di ciò che facciamo in questo periodo, stia rallentando, come se volesse fermarsi a meditare, quasi trattenendo il respiro per non fare rumore.

E invece no, noi continuiamo a correre, a tappe forzate, tra i regali da comperare a tutti i costi e le cene aziendali cui non possiamo mancare, dimenticandoci di come, da bambini, quest’esperienza era stata per noi bella, importante e, soprattutto, vera.

Alcuni di noi ancora ricordano certe atmosfere natalizie. E il calore domestico che allora riempiva quei pomeriggi in cui, di giorno, il televisore ancora non si accendeva.

Tutti avevano qualcosa da fare. Gli adulti stavano in cucina, i bambini erano impegnati ad addobbare l’albero e, soprattutto, ad allestire il Presepe.

Il Natale era un’occasione, per nulla razionale ma solo intessuta di sentimenti, per ritrovare gli affetti cui eravamo più legati.

Soprattutto i bambini vivevano quei momenti nutrendosi della vicinanza di coloro di cui sentivano parlare durante l’anno, che consideravano parte del loro mondo e per cui provavano, pur incontrandoli soltanto in quell’occasione, una genuina simpatia.

A quell’età tutto sembrava ancora buono e bello, ed era un piacere ritrovarsi in compagnia, ascoltare certi racconti, fare insieme delle cose semplici, come giocare alla tombola, magari per vincere soltanto un pugno di fagioli.

Anche allora, quasi come oggi, non si può dire che il Natale fosse una celebrazione affatto religiosa, ma la sua religiosità stava, per così dire, nelle cose che si facevano, ed anche nei “buoni sentimenti” che certamente ancora potevano essere vissuti, soprattutto tra i bambini.

Ma qual’è oggi il senso di questa ricorrenza? Da dove viene questo carattere tutto sentimentale che ancora, tolte tutte le sovrastrutture prodotte dalla cultura materialistica e consumistica, la può animare e tenere viva soprattutto per chi è ancora in grado di “tornare bambino” nella propria interiorità?

Nel mondo antico, il rapporto con la “madre terra”, e dunque con i suoi ritmi di lungo e breve periodo, era ancora vivo e sentito tra gli uomini, i quali celebravano le grandi ricorrenze annuali, sotto la guida di maestri iniziati.

Così in Estate, il periodo di San Giovanni, veniva sentito come un importante momento di apertura interiore verso il mondo spirituale cui ci si rivolgeva, ed era occasione di accoglimento ed accettazione degli impulsi morali più alti, di origine cosmica.

Con il sopraggiungere dell’Autunno, invece, il mondo spirituale si ritraeva, e gli uomini sentivano nella loro anima di dover spostare la propria attenzione nei riguardi del mondo terreno.

Era quello il tempo di Michele, il tempo della conoscenza della natura e della riflessione, durante il quale il monito lanciato dagli iniziati dei misteri risuonava con le parole “guarda attorno a te”.

Arrivava quindi l’Inverno, e l’oscurità aumentava di giorno in giorno, fino a raggiungere, dopo la metà di dicembre, la sua fase più buia.

Nell’interiorità umana si faceva allora strada, e lo si “sentiva” chiaramente, ciò che si opponeva alle giovani coscienze ancora agli inizi del loro percorso, e che aveva i connotati della tentazione del male.

L’opera delle guide era allora rivolta a rinfrancare gli uomini, perchè fronteggiassero la paura delle tenebre sviluppando dentro di sè la temperanza, che poteva crescere nella certezza che la luce, di lì a poco, sarebbe trornata a brillare.

Un nuovo Sole, questo lo si era sempre saputo, dopo i giorni del Solstizio, sarebbe rinato per ricominciare a crescere, ed avrebbe riportato vitalità e fiducia nei cuori degli uomini al volgere del nuovo anno.

Per trovare il punto di svolta, occorre quindi risalire alla fase più buia della storia dell’umanità, nel periodo in cui l’impero romano, forte del suo esercito e spinto dalla sua natura dominatrice e predatoria, aveva esteso il proprio controllo su tutto il mondo allora conosciuto.

Si colloca in quel momento la nascita di Gesù di Nazareth, avvenuta appunto nei giorni immediatamente successivi al solstizio d’Inverno.

Si trattava di un mondo, quello di cui la Palestina di duemila anni fa faceva parte, dominato dagli egoismi e dalle lotte fratricide.
Un mondo in cui l’Amore ancora non esisteva, e che avrebbe condotto l’umanità, impegnata in continue guerre di sopraffazione, ad autodistruggersi.

Fu in quelle circostanze che un essere spirituale di qualità elevatissime, che era stato artefice dell’intero sistema solare solare e di tutti gli esseri che ne facevano parte, scelse di incarnarsi (nell’uomo Gesù) e di scendere sulla terra, per poi invertire letteralmente, agendo nei corpi e nelle anime degli esseri viventi, il corso della storia umana.

Fu in quell’occasione che lo Spirito, fatto di puro Amore, discese tra noi per andare ad insediarsi nel cuore di tutti gli uomini. Lo fece accendendo una piccola luce, che incominciò a risplendere proprio dove le tenebre erano più fitte.

Ed è quella stessa luce, accesa duemila anni fa, e che continua a risplendere oggi, a far crescere la nostra voglia di bene. Ad alimentare ciò che di buono cerchiamo di fare e stiamo facendo oggi, quando quegli stessi poteri, portatori degli stessi egoismi che operavano duemila anni fa, ancora cercano di confonderci e di ostacolare la nostra crescita.

Ecco allora il senso che può avere oggi questo evento, in cui calore e voglia di bene debbono essere lasciati scorrere, in modo che possa operare in noi ciò che San Paolo chiamava “non io, ma il Cristo in me”, e che si compia l’alto compito assunto dall’umanità di trasferire la volontà del Cielo in terra, così come annunciato, con giusto stato d’animo, nella preghiera del Padre Nostro.

Buon Natale a tutti.

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